MANDURIA – Avevano ragione i consiglieri che hanno denunciato il presidente Nicola Dimonopoli, il sindaco e il segretario comunale per non aver rispettato le regole della maggioranza in occasione dell’ultimo consiglio del 22 dicembre scorso. La verità, questa volta, viene fuori dalla trascrizione stenotipica di quella movimentata seduta divenuta oggetto d’inchiesta da parte della magistratura quale conseguenza dell’esposto presentato dai consiglieri Enzo Andrisano, Arcangelo Durante e Marco Barbieri. In effetti, secondo quanto è riportato nel documento ufficiale depositato in questi giorni in municipio, ad un secondo appello voluto dal presidente (costretto a farlo per l’abbandono dell’aula di quattro consiglieri), si contarono 12 posti occupati e 13 vuoti. Erano più gli assenti dei presenti e pertanto la seduta non poteva proseguire. Ciò che accadde, invece, viene documentato, senza ombra di dubbio, nel verbale redatto dalla Diemme Stenoservice. Ecco cosa si legge. Subito dopo l’appello e la lettura da parte di Dimonopoli di due comunicazioni di servizio, lo stesso presidente dichiarò a verbale: «Ci sono due consiglieri che hanno abbandonato l’aula, rifacciamo l’appello. Vediamo se c’è il numero legale». Si procede al nuovo appello che si chiude con questi risultati: «presenti 12, assenti 13». A questo punto il presidente avrebbe dovuto dichiarare sciolta la seduta per mancanza di numero legale. Invece i microfoni della stenotipia registrano ancora la sua voce che chiede: «segretario, possiamo attendere?». Il segretario generale Graziano Iurlaro sussurra «fuori microfono» (ma le stenografe captano e trascrivono): «il Consiglio è sovrano, qualche minuto si può aspettare». Voci in aula (sono quelle dei consiglieri che avevano abbandonato l’aula facendo mancare il numero legale e di alcuni cittadini che reclamano il rispetto delle leggi, ndr). Si sente ancora il presidente che dice: «Un attimo, segretario. Un attimo, sindaco, facciamo esprimere il segretario, così acquietiamo tutti gli animi. Stavo chiedendo al segretario, perché questa cosa non la sapevo. Prego, sindaco». A questo punto prende la parola il sindaco ma le proteste che provengono dal pubblico che chiede di dichiarare chiusa la seduta, fanno intervenire ancora Dimonopoli che assicura: «Non stiamo facendo Consiglio comunale. Non stiamo facendo Consiglio comunale». In effetti il sindaco si dilunga con gli auguri di Natale e dà il tempo al tredicesimo consigliere (Leo Girardi) di entrare in aula (era in ospedale dove lavora, ndr) e assicurare così il numero legale. A quel punto il presidente chiama il terzo appello che ribalta il risultato: «presenti 13, assenti 12». I microfoni registrano ancora la voce del presidente Dimonopoli il quale, smentendo quanto da lui stesso affermato poco prima («Non stiamo facendo Consiglio comunale. Non stiamo facendo Consiglio comunale»), chiede e fa mettere a verbale la seguente frase: «Quindi, segretario, richiedo, il numero adesso che abbiamo rifatto l’appello è valido. L’interruzione, come lei mi diceva, non avevamo fatto il secondo appello, quindi non c’è. Il Sindaco ha chiesto la parola. Va bene. La seduta è ritenuta valida, quindi passiamo al primo punto all’ordine del giorno». In effetti, come dimostra l’atto ufficiale di quella seduta, il secondo appello c’era stato e con risultati tali che avrebbero dovuto obbligare il presidente al rispetto delle regole democratiche. (Nazareno Dinoi)
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