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Appello Scazzi, la Procura: Sabrina non deve lasciare il carcere

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Manduria 19 300x170 Appello Scazzi, la Procura: Sabrina  <span style=color: #E80000;>non deve</span> lasciare il carcereTARANTO – «La complessità del processo e la particolarità del caso meritano una proroga del termine di custodia cautelare delle imputate». Lo ha chiesto ieri Il sostituto procuratore generale, Antonella Montanaro, alla Corte d’assise d’appello nel processo sull’uccisione di Sarah Scazzi, la quindicenne di Avetrana strangolata il 2 agosto del 2010 e fatta ritrovare in un pozzo 42 giorni dopo. Senza questa dilazione dei tempi, Sabrina Misseri detenuta dal 1 ottobre del 2010, lascerebbe il carcere il 20 gennaio prossimo se nel frattempo non sia stata emessa la sentenza di secondo grado (ipotesi, questa, molto remota). Il problema non si pone per sua madre Cosima Serrano, anche lei condannata all’ergastolo in primo grado per lo stesso reato, ma arrestata a maggio del 2011. Una forzatura del codice di procedura penale, già contemplato in un precedente giudizio della Cassazione, alla quale si è rifatta la pg nel formulare la richiesta, contro cui però si sono opposti i difensori delle due donne, Franco Coppi e Nicola Marseglia per Sabrina, Luigi Rella e Franco De Jaco per la madre Cosima. Per decidere su queste ed altre istanze avanzate dalle parti, la presidente della Corte,  Rosa Patrizia Sinisi (a latere Susanna De Felice), dopo circa un’ora di camera di consiglio, si è riservata la decisione alla prossima udienza fissata per il 21 novembre. Per quella data la Corte d’assise d’appello dovrà dare risposte motivate alla richiesta proroga dei termini di detenzione e ad altre numerose istanze.

Gli avvocati di Sabrina Misseri, Coppi e Marseglia, hanno chiesto di ascoltare in aula Michele Misseri e la registrazione audio di tre telefonate intercettate alla loro assistita la notte in cui fu arrestato il padre dopo la sua drammatica confessione con il ritrovamento del corpo della nipote nel pozzo in contrada Mosca. I difensori della ragazza hanno inoltre chiesto di sentire il titolare del pub di Avetrana dove la sera precedente l’omicidio sarebbe avvenuta la scenata di gelosia di Sabrina nei confronti della cugina per le eccessive attenzioni nei confronti di Ivano Russo del quale la più grande era, secondo i giudici di primo grado, morbosamente innamorata.

Lorenzo Bullo, l’avvocato che difende Carmine Misseri, fratello di Michele, condannato in primo grado a sei anni con l’accusa di concorso nell’occultamento del corpo della ragazza uccisa, ha chiesto invece una più attenta lettura dei tempi di percorrenza del tragitto che separa la contrada Mosca dal domicilio del suo assistito.

Rella e De Jaco, hanno invece chiesto di visitare la casa dei Misseri per confutare la tesi dell’accusa secondo cui il delitto sarebbe avvenuto in casa e non, come sostiene la difesa, nel garage cantina.

L’avvocato che difende Michele Misseri, Luca La Tanza, ha riproposto la necessità di sottoporre il suo assistito ad una perizia psichiatrica, oltre alla richiesta di acquisizione di una perizia psicologica già agli atti e di risentirlo in aula.

Il sostituto procuratore generale Montanaro si è opposta a tutte le richieste della difesa con particolare rifiuto all’ipotesi di un riascolto di zio Michele in aula. «Non vedo la necessità – ha detto – di far parlare un imputato sulla cui attendibilità la stessa difesa pone dei dubbi tanto da chiedere la perizia psichiatrica e che in Corte d’assise si è avvalso della facoltà di non rispondere». D’accordo su questo anche i difensori della famiglia Scazzi, Valer Biscotti, Nicodemo Gentile che hanno definito lo zio di Sarah «il trasformista di Avetrana».

Nazareno Dinoi sul Corriere del Mezzogiorno

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