MANDURIA – Quella che vi racconteremo oggi, riguarda una tragedia dolorosissima per i familiari della piccola vittima e per tutti i manduriani dell’epoca. La più cruenta e assurda non solo per il triste e straziante epilogo, ma per la mancanza di responsabili. Riguarda la morte violenta di una bambina di otto anni dimenticata dalla sua catechista all’interno delle Opere Parrocchiali dove la piccola frequentava il corso per la Prima Comunione. Ecco come raccontarono la vicende i giornali dell’epoca. Era un giorno di giugno del 1959. Maria Rosaria Torcello era una delle sessanta bambine che in quel periodo si preparavano per il primo Sacramento. Quel giorno, verso la fine della lezione, la ragazzina si allontanò per andare nei bagni situati nel cortile delle Opere Parrocchiali di proprietà della chiesa Madre. La catechista, che non si era accorta della mancanza della sua allieva, chiuse tutte le porte della struttura compresa la grande vetrata del cortile. La piccola si trovò quindi da sola nel giardino trovando chiuse tutte le uscite. Per diverse ore nessuno si accorse della sua mancanza compresi i suoi genitori ingannati da una fatalità: la figlia, infatti, era abituata a dormire spesso a casa di una zia a cui era molto affezionata e quella sera, non vedendola rientrare, mamma e papà pensarono che anche quella volta, finito il catechismo, la loro bimba fosse andata a casa della parente. A tarda sera, non si sa per quale ragione (i giornali non forniscono nessun particolare in proposito), i genitori di Maria Rosaria s’insospettirono e iniziarono a cercarla. Quando andarono dalla zia appresero con terrore che non era lì e così diedero l’allarme ai carabinieri. Solo a tarda notte i militari della caserma di Manduria, ricostruendo gli spostamenti della piccola scomparsa, si recarono dalla catechista (una giovane supplente che sostituiva la titolare nominata dalla parrocchia), la quale disse di non ricordare di aver visto la bambina che non conosceva nemmeno. Con lei i carabinieri si recarono alle Opere Parrocchiali dove fecero la terribile scoperta. Il corpo senza vita della piccola Maria Rosaria giaceva riverso in un lago di sangue dietro la grande vetrata del cortile interno. Aveva delle profonde ferite ai polsi che si era procurate frantumando la vetrata nel tentativo di aprirsi un varco. Morì dissanguata, da sola, dopo chissà quante urla d’aiuto inascoltate. I funerali furono imponenti e il comune si fece carico di tutte le spese. La magistratura non riconobbe nessuna responsabilità per quella morte assurda.
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