MANDURIA – Le cronache del passato di oggi ci portano ad una tragica storia d’amore tra il rampollo di una famiglia di aristocratici di Manduria e una soubrette. Siamo nel 1926. In quegli anni le compagnie di ballo erano tra le poche attrazioni dei teatri. In quel di Bari il giovane e ricco Salvatore G, di 27 anni, manduriano, s’invaghì perdutamente di una ballerina e cantante il cui nome d’arte era Ada Ferrea. Per lei lasciò il suo paese e il lavoro di rappresentante di commercio e, potendoselo permettere, si mise a seguirla in tutti i posti della Puglia dove la donna si esibiva. Lui era molto generoso con lei grazie soprattutto ai soldi che riceveva puntualmente dalla sua facoltosa famiglia che a Manduria possedeva diverse proprietà immobiliari e attività commerciali. Sino a quando la madre di lui, evidentemente avendo fiutato le reali intenzioni dell’amante del figlio, decise di non inviare più denaro. Senza più le sue ricchezze, il giovane viveur perse pure la sua amante che decise così di abbandonarlo. L’epilogo della triste storia si ebbe l’11 aprile del 1926 quando l’uomo fu trovato agonizzante in una stanza dell’albergo Adria di Bari con una ferita di pistola alla tempia destra. Il rumore dello sparo richiamò il personale dell’albergo che entrarono con difficoltà nella stanza perché la porta era bloccata dall’interno con un mobile messo di traverso. Una volta dentro videro il corpo del manduriano in una pozza di sangue che gli usciva dalla testa. Soccorso fu portato all’ospedale in gravissime condizioni. Nella stanza furono trovate quattro lettere da lui scritte alla madre, al fratello Adolfo G, alla sua amante e alle autorità. Nel portafoglio il suicida aveva solo 16 lire. In sei mesi, tanto durò la storia d’amore con la ballerina Ada Ferrea, dileguò una fortuna. Nell’ultima lettera alla madre il giovane innamorato avanzò una richiesta di 4000 lire che non gli furono mandati. (nd)
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