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Nuove indagini sulla morte di Carlo Saturno

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082003230 f9488b49 0413 48da ae8b 68832660b449 Nuove indagini sulla morte di Carlo SaturnoMANDURIA – Clamorosa decisione del gip del tribunale di Bari, Giovanni Anglana, che ha riaperto le indagini di cui il pm aveva chiesto l’archiviazione, sul presunto suicidio in carcere di Carlo Saturno, il ventitreenne manduriano che il 30 marzo del 2011 fu trovato impiccato e in fin di vita nella cella del carcere di Bari dove era detenuto. Il giorno prima Saturno aveva avuto una violenta colluttazione con due agenti di custodia. Il gip Anglana ha accolto in toto le istanze avanzate dall’avvocatessa leccese, Tania Rizzo, che per conto della famiglia Saturno chiede un approfondimento delle indagini con l’ascolto del compagno di cella del presunto suicida, di altri detenuti, dei medici che lo hanno avuto in cura e di altri testimoni, tutti mai sentiti dagli inquirenti, presenti la mattina in cui ci fu la lite con i poliziotti. Nella sua ordinanza il gip Anglana, oltre alla richiesta di ascolto dei testimoni mai sentiti, chiede approfondimenti investigative sulle ferite che Saturno presentava sul volto e sulla testa il giorno che fu trovato impiccato. «E’ necessario che il pm – scrive – provveda a svolgere le indagini intese ad accertare … le condizioni fisiche del ragazzo durante la sua permanenza nelle celle 1 e 2 della terza sezione della casa circondariale di Bari e le cause delle ferite riscontrate al viso, al capo e all’orecchio destro di Saturno dal personale sanitario». Tali ferite furono diagnosticate dal medico del carcere subito dopo lo scontro avuto con le due guardie. Si trattò di una lite molto furiosa e violenta tanto è vero che uno dei due poliziotti coinvolti ebbe la frattura di un polso. Subito dopo quell’episodio di cui non si conoscono le cause che lo provocarono, Saturno fu rinchiuso in cella di isolamento dove poi fu trovato in fin di vita con il lenzuolo attorno al collo legato alla sbarra del letto a castello. «Ad oggi  -scrive invece l’avvocatessa Rizzo nella sua opposizione all’archiviazione – le indagini non hanno chiarito chi e perché abbia provocato sul Saturno quelle escoriazioni ed ecchimosi e chi e perché lo abbia poi introdotto in una cella di contenimento, essendo a conoscenza della labile situazione del ragazzo ed impedendo anche alla educatrice dottoressa Settanni di conferire con lo stesso». Sul profilo psicologico del ventitreenne, lo psichiatra Elio Serra, consulente della difesa, riporta che «è utile sottolineare come le condotte degli operatori della casa circondariale di Bari siano state inadeguate, se non contrarie, alle disposizioni impartite dai superiori, anche in merito alla grande sorveglianza». I consulenti del Dap (Dipartimento amministrazione penitenziaria), escludono ogni profilo di responsabilità degli operatori sanitari ma affermano che «se errore v’è stato, è da ricercare nella gestione delle fasi immediatamente successive l’avvenuto conflitto con gli agenti di polizia penitenziaria». Più avanti i consulenti del Dipartimento pur inquadrando lo stato psicologico di Saturno incline all’autolesionismo, riconosce che «l’istituzione carceraria di Bari, in occasione di quanto è accaduto il 30 marzo 2011 (l’aggressione, ndr), si è dimostrata chiaramente inadeguata a gestire la situazione clinico-esistenziale del sig. Saturno, tanto da rispondere ad una situazione emotivamente stressante quale lo spostamento di sezione, con atteggiamenti punitivi e repressivi, differendo, senza valido motivo, un intervento di ordine contenutivo psicologico quale il colloquio con l’educatrice (che fu invece impedito, ndr)».

I famigliari del ventitreenne non hanno mai creduto alla tesi del suicidio. Sospetto che venne anche alla Procura che all’indomani della morte del giovane, avvenuta nella rianimazione del policlinico di Bari due settimane dopo l’impiccagione, aprì un fascicolo con l’ipotesi di istigazione al suicidio. Ad alimentare i sospetti della famiglia, la vicenda delle violenze da parte degli agenti di custodia nel carcere minorile di Lecce dove Saturno era stato precedentemente recluso per lungo tempo. Le sue coraggiose testimonianze fecero andare alla sbarra undici poliziotti in servizio in quegli anni al minorile. Dopo la morte di Saturno, testimone chiave delle accuse, il processo penale consumato nel tribunale di Lecce si è chiuso con la prescrizione mentre è ancora in corso il procedimento di natura civile.

Nazareno Dinoi

 


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