Secondo la Procura della Repubblica di Bari, la responsabilità per la morte della 26enne Valeria Angela Lepore, agente di Polizia Penitenziaria deceduta lo scorso 17 luglio dopo essere stata ricoverata prima all’ospedale di Manduria e poi al Santissima Annunziata di Taranto, sarebbe dei medici di Manduria e Taranto. Per il medico legale Roberto Vaglio che ha eseguito l’autopsia sul corpo della giovane della provincia di Bari che al momento del malore villeggiava a San Pietro in Bevagna, i due medici del pronto soccorso del Giannuzzi che l’avevano trattata nell’urgenza e trasferita a Taranto, ed altri 11 loro colleghi del Santissima Annunziata avrebbero diagnosticato troppo tardi la grave infezione ai reni che ha poi provocato la morte per setticemia della giovane.
Inizialmente il pm Fabio Buquicchio che ha coordinato le indagini aveva iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio colposo 20 medici delle tre diverse strutture dove la ragazza è stata sottoposta ad altrettanti interventi chirurgici. Nei giorni scorsi la Procura ha stralciato la posizione dei 7 medici del Policlinico di Bari, dove Valeria Angela Lepore è deceduta, e ne ha chiesto l’archiviazione. Gli atti relativi alla posizione degli altri 13 (2 medici del pronto soccorso di Manduria dove le sono state prestate le prime cure e 11 dell’ospedale Santissima Annunziata di Taranto), sono stati trasmessi per competenza territoriale alla Procura di Taranto.
Stando all’ipotesi della magistratura barese, sulla base della denuncia della famiglia e dell’esito delle indagini attraverso la documentazione clinica e l’autopsia, la 26enne era in vacanza con la famiglia a San Pietro in Bevagna, marina di Manduria, quando, il 12 luglio 2014, ha avvertito dolori al fianco destro ed è stata prima accompagnata al pronto soccorso di Manduria (dove le sono stati diagnosticati un calcolo renale e una non meglio precisata «massa fluida» in un rene) e poi, il giorno dopo, per ulteriori accertamenti, al reparto di urologia dell’ospedale di Taranto. Qui sarebbero trascorse alcune ore prima di sottoporre la paziente ad una tac. È stata quindi sottoposta (il 13 luglio) ad un duplice intervento chirurgico: uno per l’asportazione di un calcolo renale, l’altro per un non meglio precisato «impianto di un polmone artificiale», ma ormai l’infezione, diagnosticata troppo tardi secondo la relazione medico-legale, aveva provocato la setticemia che l’avrebbe poi portata al decesso. In condizioni ormai disperate ragazza è stata trasferita (nella notte tra il 13 e il 14 luglio) nel reparto di rianimazione del Policlinico di Bari. Qui, il 16 luglio, è stata sottoposta ad un terzo intervento neurochirurgico per complicazioni cerebrali. È morta il 17 luglio.
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