MANDURIA – Il Partito democratico di Manduria critica la decisione dell’amministrazione comunale di affittare un terreno nel centro cittadino da adibire a parcheggio pagando un canone annuo di 87 mila euro. Il Pd giudica eccessivo il prezzo da pagare «per utilizzare un terreno – scrive – che non ha alcuna destinazione urbanistica, se non quello di verde pubblico».
Tenuto conto della esigua capacità economica del comune, il Pd ritiene che la maggioranza di governo avrebbe dovuto dapprima ricercare delle aree di sua proprietà da destinare all’uso di parcheggio, evitando in tal modo di pagare canoni di locazione elevati ai privati. «Tra queste – suggerisce il Pd – quelle situate sulla via per Avetrana dove vi è un terreno di proprietà pubblica completamente abbandonato». In alternativa i democratici troverebbero utile allo scopo «effettuare degli interventi in economia, riducendo le dimensioni di alcuni marciapiedi, quali quelli esistenti sul viale stazione, e ricavare delle aree di parcheggio». La localizzazione dell’area privata scelta, da adibire a parcheggio, situata nel cuore di Manduria, subito dietro la Piazza Garibaldi, «mal si concilia – continua la nota del Pd – con quello che è il proposito espresso dalla maggioranza dell’attuale amministrazione, ovvero rendere il centro storico zona esclusivamente pedonale. Cioè – si aggiunge – non avrebbe senso creare un’area di parcheggio che di li a poco diverrà inaccessibile stante il proposito di chiusura al traffico».
Anche il piano finanziario allegato alla delibera in questione ha meritato censura da parte del PD. «Va infatti, evidenziata – si scrive – una sovra stima delle remunerazione dell'”investimento”, che prevede ricavi determinati per 365 giorni l’anno. In tutte le altre città, perfino capoluoghi di provincia come Lecce o Taranto, infatti il pagamento del parcheggio non è dovuto nei giorni festivi, le domeniche».
Infine, per il Pd, esisterebbe il rischio di una futura manovra speculativa da parte dei proprietari del terreno. «La locazione – dicono i democratici -, ha una durata di sei anni, che espone il Comune al serio rischio alla scadenza di vedersi non rinnovato il contratto dalla proprietà, che avuta la modifica di destinazione d’uso del terreno, potrebbe ben scegliere di gestire personalmente l’area proponendo una concessione ben lontana dalla rimuneratività attesa oggi dal Comune».
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