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Il vigile urbano che sparò alla moglie

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Manduria Schermata 2014 11 26 alle 08.01.201 e1417068355132 Il vigile urbano che <span style=color: #E80000;>sparò alla moglie</span>MANDURIA – Altro caso di grande clamore suscitò il tentato uxoricidio da parte di un anziano vigile urbano di Manduria, D.G., che nel lontano maggio 1964 esplose un colpo di pistola contro la giovane moglie, L.C., in attesa del terzo figlio. Il tentato omicidio avvenne nell’abitazione di famiglia in Via Montesanto 17 a Manduria sotto gli occhi dei due figlioletti di due e un anno, pare per via di una lite nata da futili motivi. Ciò aveva indotto il vigile urbano ad impugnare la sua rivoltella calibro 7.65, afferrare la moglie per un braccio e spararle un colpo alle spalle. Benchè ferita, L.C. scappò lontano dalla propria abitazione seguita dalla figlioletta di due anni in lacrime. La donna ferita fu soccorsa da due commercianti presenti nelle vicinanze che la condussero in ospedale. D.G., a sua volta, fu raggiunto nell’abitazione dagli agenti di polizia del commissariato locale ai quali non oppose resistenza facendoli entrare in casa dove era in compagnia del bimbo di un anno e dove l’arma del tentato delitto giaceva sul tavolo della cucina. Una volta ammanettato gli agenti lo condussero negli uffici dove fu interrogato. Il vigile urbano confessò senza reticenza di aver sparato col proposito di uccidere la moglie perché gli aveva mancato di rispetto. Il litigio tra i due aveva avuto origine dalla casuale caduta di un tegame dalle mani della donna. Il marito l’aveva rimproverata e la moglie aveva risposto per le rime. Tale motivo appariva troppo banale per poter essere l’unica vera causa del grave fatto di sangue. Tra i due coniugi vi era una notevole differenza di età: la moglie aveva 30 anni e mentre lui 61. L’incontro tra i due era avvenuto grazie ad amici che avevano invogliato la nascita di questa relazione e dopo un breve fidanzamento i due erano convolati a nozze. Già nei primi mesi di matrimonio erano sorti violenti litigi, a quanto pare anche per il carattere strano del vigile che pare si fosse sottoposto a cure per malattie nervose successivamente confluite in una depressione psichica che probabilmente avrà avuto una parte preponderante nel suo gesto. Il graduato fu condotto in carcere e in seguito condannato per l’azione commessa. La donna si riprese e partorì il terzo figlio che nacque sano.

Sara Piccione

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