MANDURIA – Ha lasciato il carcere per i domiciliari il ventenne manduriano, C.M., incensurato, che lo scorso 4 settembre, durante una violenta lite in famiglia, ferì il padre con un coltello. La lama sfiorò la gola del genitore per cui il giovane fu arrestato con la pesante accusa di tentato omicidio aggravato poichè commesso in danno del padre. Ieri mattina il giudice delle udienze preliminari Pompeo Carriere ha concesso il beneficio dei domiciliari accogliendo l’istanza dell’avvocato difensore, Lorenzo Bullo. Fermo restando la gravità dei fatti (per tale reato è prevista la pena dell’ergastolo), il gup, in attesa della celebrazione de processo il 27 novembre nelle forme del rito abbreviato condizionato, ha ritenuto validi i rilievi della difesa evidenziati nell’istanza di annullamento della misura della custodia cautelare in carcere. Dopo questo primo risultato, la difesa che chiede la derubricazione del reato da tentato omicidio a lesioni personali, punterà sulla scarcerazione definitiva. Dietro la furiosa lite si nasconde quindi una storia di profonde incomprensioni tra padre e figlio. Liti continue culminate il pomeriggio del 4 settembre scorso con la tragedia sfiorata. Secondo la denuncia presentata dal padre le cui ferite furono giudicate guaribili in pochi giorni, a scatenare la furia del figlio era stata una richiesta non soddisfatta di denaro da parte del giovane che voleva partire per recarsi in un paese estero. I soldi che avrebbe preteso dal padre, sempre secondo le dichiarazioni del genitore, gli sarebbero serviti per pagarsi le pratiche del passaporto. L’avvocato Bullo nella sua istanza ha invece dimostrato che il documento per l’espatrio era già in possesso del giovane. Una famiglia apparentemente serena consumata da un innaturale odio tra parenti così stretti quale risultato di incomprensioni generazionali. Le indagini furono affidate alla polizia del commissariato di Manduria.
Nazareno Dinoi
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