MESAGNE – E’ Luigi Devicienti, imprenditore titolare della Devicienti Ambiente, con sede a Mesagne, uno degli imprenditori arrestati nell’operazione condotta stamani dalla Dia di Lecce. Sedici le ordinanze di custodia cautelare in carcere firmate dal gip Annalisa Debenedictis su richiesta del pm della Dda di Lecce, Alessio Coccioli. Nell’elenco degli arrestati vi è anche l’ex consigliere comunale Rino Tagliente (difeso da Giancarlo Camassa). Coinvolti i fratelli Carmine e Pierpaolo Palermo, dell’hotel Blue Roses, e un commercialista di Torre Santa Susanna, Giuseppe Diviggiano. C’è il boss della Scu, Francesco Campana, Sandro Bruno (difeso dall’avvocato Gianfrancesco Castrignanò), imprenditore a carico del quale è stato effettuato un sequestro preventivo, che riguarda anche suoi famigliari, di beni e conti correnti per un milione di euro.
L’operazione, denominata “Fenus Unciarum” ha avuto origine dalla denuncia sporta da un professionista di Mesagne, già consigliere regionale (Danilo Crastolla), dal 2000 al 2005, che, ricandidatosi, senza successo, alle consultazioni regionali per il 2005, aveva speso, per la sua campagna elettorale, circa 280 mila euro, contraendo debiti con banche e finanziarie. Non riuscendo a ripianare la sua esposizione debitoria con gli istituti di credito, nel 2009, aveva fatto ricorso all’intermediazione di uno degli arrestati che, a sua volta, l’aveva messo in contatto con dei personaggi di Mesagne, alcuni legati anche alla Scu al fine di ottenere dei prestiti a tassi usurari. La sua esposizione debitoria con i predetti usurai si aggravava ulteriormente nel 2010, quando, ricandidatosi senza successo alle consultazioni regionali, aveva assunto impegni di spesa, per la campagna elettorale, per ulteriori 150 mila euro significando che i tassi di interesse usurari andavano dal 600 per cento su base annua al 1000 per cento su base annua.
I reati contestati, a vario titolo, sono associazione di stampo mafioso, usura, estorsione e riciclaggio (questi ultimi reati aggravati dalle modalità mafiose)
Roberta Grassi su Brindisireport.it
L’OPERAZIONE
L’operazione, denominata “fenus unciarum”, che ha visto impiegati oltre cento uomini della direzione investigativa antimafia di lecce, bari, napoli, catanzaro e salerno, ha consentito di disarticolare un sodalizio criminale dedito all’usura, all’esercizio abusivo dell’attivita’ finanziaria, all’estorsione e al riciclaggio (questi ultimi reati aggravati dalle modalità mafiose) e di eseguire un sequestro di beni per un milione di euro.
In particolare, i sedici indagati rispondono a vario titolo di associazione di stampo mafioso (un indagato), usura aggravata dallo stato di bisogno della vittima (sedici indagati, per due di essi aggravata anche dalle modalità mafiose), esercizio abusivo di attività finanziaria (undici indagati), estorsione tentata e consumata (sette indagati, per sei di essi aggravata dalle modalità mafiose), riciclaggio (un indagato), favoreggiamento personale (un indagato), fatturazioni per operazioni inesistenti (un indagato).
L’attivita’ investigativa, coordinata dal sostituto procuratore dr. Alessio coccioli, ha preso avvio dalla denuncia sporta da un professionista, gia’ consigliere regionale, dal 2000 al 2005, che, ricandidatosi, senza successo, alle consultazioni regionali per il 2005, aveva speso, per la sua campagna elettorale, circa 280 mila euro, contraendo debiti con banche e finzanziarie.
Lo stesso, nel tentativo di ripianare la sua esposizione debitoria con gli istituti di credito, nel 2009, faceva ricorso all’intermediazione di uno degli arrestati per il cui tramite entrava in contatto con personaggi di mesagne, alcuni dei quali legati alla s.c.u., al fine di ottenere dei prestiti rivelatisi, poi, a tassi usurari.
La sua esposizione debitoria con i predetti usurai si aggravava ulteriormente nel 2010, quando, ricandidatosi senza successo alle consultazioni regionali, aveva assunto impegni di spesa, per la campagna elettorale, per ulteriori 150 mila euro significando che i tassi di interesse usurai andavano dal 600% al 1000% su base annua.
Le misure cautelari sono il frutto di indagini sviluppate attraverso l’ausilio di attivita’ tecniche, di numerosi servizi di osservazione e attraverso l’esame dei conti correnti bancari degli indagati.
Inoltre, nel corso dell’operazione sono stati sottoposti a sequestro i sottoelencati beni i immobili e disponibilita’ finanziarie per un valore complessivo di un milione di euro nella disponibilita’ di uno degli indagati e del suo nucleo familiare:
- 3 fabbricati di tipo commerciale;
- Abitazione di tipo civile;
- Autorimessa;
- Quote di proprieta’ relative a n. 3 abitazioni di tipo civile;
- Nuda proprietà di fabbricato di tipo commerciale;
- Saldi dei conti bancari e n. 2 polizze ramo vita.
I soggetti tratti in arresto sono:
- Antoniolli Roberto, nato il 31.05.1979;
- Bellanova Angelo, nato l’1.12.1977;
- Bruno Sandro, nato il 09.08.1978;
- Campana Francesco, nato il 14.1.1973, in atto detenuto per altra causa;
- Devicienti Luigi Oreste Secondo, nato il 02.01.1975;
- Lavino Francesco, nato il 02.08.1966;
- Molfetta Alessandro, nato il 27.09.1984;
- Palermo Carmine nato il 15.07.1979;
- Palermo Pierpaolo, nato il 05.07.1975;
- Patricelli Luca, nato il 17.07.1982;
- Poci Francesco luigi, nato l’11.11.1963;
- Primiceri Vincenzo, nato il 20.05.1957;
- Soleti Pietro, nato il 19.02.1965;
- Tagliente Teodoro, nato il 26.11.1976;
(Comunicato stampa della Direzione distrettuale antimafia di Lecce)
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