MANDURIA – «Ancora una volta la nostra agricoltura, fatta di sacrifici e tanto lavoro, paga un conto salato alle calamità naturali». Lo scrivono i consiglieri del Partito democratico, Amleto della Rocca e Maria Grazia Cascarano, in un comunicato stampa dove si prende a cuore il dramma di centinaia di piccoli, medi e grandi produttori agricoli messi in ginocchio dalle abbondanti piogge di questi giorni che mettono a rischio il raccolto di uve già compromesse da un’annata infelice. «L’amministrazione comunale, dopo le violente precipitazioni dei giorni scorsi e sulla scorta di una prima sommaria stima dei danni – si legge nel comunicato -, dovrebbe prendere in seria considerazione la possibilità di dichiarare lo stato di calamità naturale adottando l’apposita delibera di giunta». Il Pd elenca così i mali che stanno colpendo e che hanno colpito il settore trainante dell’economia agricola del territorio, quello vitivinicolo in generale e delle uve del Primitivo in particolare. «Vigneti allagati, uva colpita ripetutamente dalla peronospora nei mesi passati, elevata percentuale di prodotto danneggiato e bassa gradazione di quello restante, sono elementi fondati per chiedere lo stato di calamità naturale nelle terre del Primitivo».
Secondo i democratici quindi, «l’amministrazione comunale di Manduria, nella persona dell’assessore all’agricoltura, ha il dovere di accertare i danni e fare esplicita richiesta ai competenti organi regionali». In situazioni del genere, le regioni hanno la possibilità di rivolgersi al Governo per richiedere il riconoscimento dello stato di calamità naturale. Il Consiglio dei Ministri valuterà la richiesta e in caso di accertamento della crisi, prenderà adeguati provvedimenti. «I danni per la nostra economia, basata principalmente sull’uva e sul vino primitivo, saranno ingenti e, purtroppo, i mesi a venire lo dimostreranno», avvertono i consiglieri del Pd invitando a fare in fretta. «Non vi è tempo da perdere – concludono nella nota – per dimostrare attenzione a un comparto, come quello agricolo, che non può continuare a essere penalizzato e considerato come la “cenerentola” dell’intero sistema economico».
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