TARANTO – Dopo il protocollo con il 118 per il trattamento sul territorio dei casi sospetti d’infezione dal virus ebola, la Asl di Taranto ha predisposto il piano ospedaliero per fronteggiare la stessa malattia. I massimi responsabili della sanità jonica in materia di prevenzione da possibili contagi alla popolazione, il direttore sanitario generale Maria Leone, il direttore del dipartimento di emergenza Angelo Bruno, della centrale operativa del 118 Mario Balzanelli, del reparto infettivi, Francesco Resta e dell’Ufficio igiene e profilassi, Michele Conversano, tutti della Asl di Taranto, hanno stabilito il percorso intraospedaliero dei soggetti affetti da sintomi riconducibili alla malattia da virus ebola (Mve). La città ionica che come Brindisi rappresenta la prima linea di possibili contaminazioni dovuti agli sbarchi «protetti» degli immigrati in transito verso il continente, si prepara così ad affrontare un pericolo di cui lo stesso Ministero della Salute non nasconde la pericolosità. In una circolare fatta diramare nei giorni a cavallo del recente ferragosto dal dicastero della ministra Beatrice Lorenzin si legge infatti: «E’ altamente improbabile, ma non impossibile che persone infettate da virus Ebola in Guinea, Liberia, Nigeria e Sierra Leone possano arrivare in Italia e quindi sviluppare sintomi dopo il loro arrivo». La stessa nota ministeriale, nel definire «rara» «l’esportazione del virus in un paese non endemico», aggiunge tuttavia che «nessun precedente focolaio si è così diffuso nelle aree che ha colpito, né è stato di così difficile gestione/controllo, come quello che attualmente colpisce l’Africa occidentale».
Il protocollo ospedaliero di Taranto deciso in quella che si potrebbe definire come una prima «unità di crisi ebola» (direzione sanitaria, dipartimento di emergenza, 118, infettivologi e igiene e profilassi), stabilisce quindi il divieto anche del solo passaggio nei pronto soccorso ospedalieri dei probabili soggetti infetti che dovranno essere ricoverati direttamente nel reparto di malattie infettive dell’ospedale Moscati di Taranto. Qui i medici infettivologi faranno una prima valutazione per escludere o confermare il sospetto di malattia da virus ebola. In questo secondo caso dovranno contattare l’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive «Lazzaro Spallanzani» di Roma per confrontarsi sulla diagnosi e per l’eventuale gestione del paziente e per il prelievo e l’invio di campioni biologici al laboratorio a più elevato livello di biosicurezza, sempre presso l’ospedale romano di riferimento nazionale. Sul trasporto protetto dei campioni da analizzare o dei pazienti contagiati dal virus, la Asl di Taranto, come tutte le altre aziende sanitarie della Puglia, non possiede i mezzi necessari. Per questo toccherà alla prefettura attivare la protezione civile nazionale e le strutture militari. Da ieri invece sono disponibili in tutte le postazioni dell’emergenza le tute e le maschere ad elevata protezione. La dirigente del servizio farmaceutico, Rossella Muscogiuri, ha già avviato le procedure per garantirsi un’adeguata scorta di materiale specifico.
«Sono tutte misure preventive che non devono creare allarme», raccomanda il direttore del dipartimento di emergenza urgenza della Asl di Taranto, Angelo Bruno che spiega come, relativamente agli sbarchi nel porto di Taranto di profughi provenienti dai paesi africani, il breve periodo d’incubazione del virus (prima dell’esplosione dei sintomi, ndr), che varia da 2 a 21 giorni, rende pressoché impossibile l’arrivo in Puglia di soggetti con una malattia latente dal momento che sono già trascorsi almeno due, tre mesi dalla partenza dal loro Paese.
«Pertanto – spiega in proposito il Ministero nella sua circolare – anche se la probabilità di casi importati nel nostro Paese è molto bassa, la capacità di risposta del sistema sanitario nazionale, nell’ipotesi del verificarsi di casi di malattia sul nostro territorio, è adeguata ad individuarli e confermarli, e ad isolarli, per interrompere la possibile trasmissione anche di questo agente patogeno altamente infettivo».
Nazareno Dinoi sul Corriere del Mezzogiorno
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