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«Voglio giustizia per mio figlio»

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Manduria Schermata 08 2456884 alle 07.17.11 e1407994013459 «Voglio <span style=color: #E80000;>giustizia</span> per mio figlio»MANDURIA – «Oggi mio figlio avrebbe avuto 24 anni se la sua vita non gli fosse stata strappata dieci anni fa; e io ancora non ho avuto giustizia». E’ il drammatico sfogo di Nomar Gningue, senegalese naturalizzato a Bergamo, papà di Demba, il ragazzino di 14 anni annegato il 13 agosto del 2004 mentre faceva il bagno nel fiume Chidro di San Pietro in Bavegna. Martedì scorso, per il decimo anniversario di quella assurda morte, i suoi genitori che vivono a Bargamo son tornati a Manduria per prendere parte ad una riunione di preghiera sul luogo della tragedia. Con loro era presente una folta rappresentanza della comunità di senegalesi che vive a Manduria e Sava. Il gruppo si è riunito in preghiera di rito musulmano nel punto del fiume dove il piccolo Nomar dieci anni fa si tuffò senza più riemergere. A riportare a riva il suo corpo privo di vita, dopo circa due ore di inutili ricerche, fu un sub di Francavilla Fontana che lo trovò sul fondo ricoperto dalla fitta vegetazione. Il ritorno a Manduria della famiglia (Gningue, padre Momar, 49 anni, operaio in una ditta di Dalmine, la madre Ndeye-Fatoy Diagne, casalinga di 48 anni, con i sei figli, di cui 5 minori), è servito al capofamiglia per esternare la sua rabbia per la lentezza della giustizia che non ha ancora individuato i responsabili di quella prematura e straziante perdita. La struttura da dove si tuffò il piccolo senegalese è quella del relitto dell’impianto di irrigazione dell’Arneo. Una zona pericolosa, accessibile a tutti e priva di segnalazioni di rischio come la legge prescrive. Per questo, con l’assistenza dell’avvocato manduriano Francesco Di Lauro, la famiglia ha intentato causa al Comune di Manduria, competente territorialmente e all’Arneo, proprietaria della struttura in disuso. «Nessuno ci ridarà indietro nostro figlio, ma è vergognoso che dopo dieci anni la giustizia non sia stata ancora in grado di dirci chi ha avuto responsabilità», afferma il padre del ragazzo. Demba, il cui corpo riposa ora in Senegal, poteva essere una promessa del calcio. A 14 anni, infatti, era già centravanti di successo della squadra di Medolago, comune del bergamasco.

Nazareno Dinoi

 

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