MANDURIA – Sarebbe stata una discussione per fini passionali la causa del delitto del fruttivendolo di Manduria, Antonio Massari, di 40 anni, morto il 16 febbraio del 2013, dopo nove giorni di ricovero in ospedale, per le ferite riportate alla testa e al dorso. Dopo un anno e mezzo di indagini, ieri i carabinieri di Manduria hanno arrestato il presunto autore del delitto, Luigi Dalemmo, 21 anni, ed altre tre persone che rispondono di favoreggiamento. Tra queste la fidanzata del sospettato, Loredana Tondo di 24 anni e la madre di quest’ultima, Antonia Piccinni di 42 anni con il 52enne Antonio Di Lauro, tutti di Manduria. Secondo la ricostruzione fatta dal gip Pompeo Carriere che ha disposto le misure cautelari in carcere per Dalemmo e i domiciliari per gli altri tre, il pomeriggio del 7 febbraio dello scorso anno la vittima era stata invitata nel deposito di legna della famiglia Tondo, dove lavora Dalemmo, per un chiarimento circa un presunto interesse manifestato dal fruttivendolo nei confronti della fidanzata del presunto omicida. La violenta lite, avvenuta forse alla presenza di altre persone rimaste ignote, sarebbe finita tragicamente con il ferimento del quarantenne che sarebbe precipitato, forse accidentalmente oppure spinto da qualcuno, da un’altezza di circa tre metri. L’urto con il dorso e la testa al suolo avrebbe provocato fratture vertebrali e un trauma cranico con emorragia cerebrale causa della morte avvenuta nove giorni dopo. A portare il ferito in ospedale erano stati due giovani non ancora identificati che lo avevano lasciato al pronto soccorso prima di dileguarsi senza lasciare traccia. L’indagato principale deve rispondere quindi di omicidio preterintenzionale. L’ambito in cui si sono svolti i fatti sono quelli della malavita organizzata messapica. Le due donne arrestate ieri, infatti, sono moglie e figlia di Piero Tondo, già in carcere perché accusato di far parte di un’associazione mafiosa. Questo clima avrebbe contribuito a ritardare l’individuazione dei responsabili. Persino il fratello della vittima, Giovanni Massari, che con lui conduceva un esercizio ambulante di frutta a Manduria, aveva preferito nascondere alcuni elementi importanti per paura di ritorsioni violente da parte della famiglia Tondo. Già la sera stessa dell’aggressione, infatti, lui e la moglie avevano scoperto la macchina del fratello parcheggiata davanti al deposito di legna dove sarebbe avvenuta l’aggressione. Tale circostanza fu nascosta ai carabinieri. Sempre il fratello, inoltre, come risulterà dai tabulati telefonici e da successive intercettazioni ambientali e telefoniche, era a conoscenza dell’appuntamento che la vittima quel pomeriggio aveva con il suo presunto assassino avendo lui stesso risposto alla telefonata che lo invitava a recarsi al deposito di legna. Gli altre tre indagati non avrebbero preso parte diretta all’omicidio mentre sono sospettati di aver tenuto nascosto agli inquirenti ciò che sapevano sull’accaduto. Secondo l’accusa, infine, sia le due donne che il 52enne (quest’ultimo cliente della legnaia), potrebbero essere stati testimoni della lite. A coinvolgerli sono alcuni contatti telefonici, avvenuti quel giorno nell’ora del delitto, agganciati da ripetitori situati in zone compatibili con il deposito di legna.
Nazareno Dinoi sul Corriere del Mezzogi
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