MANDURIA – La prima casa d’appuntamento che fu fatta chiudere a Manduria per l’entrata in vigore della legge Merlin che istituiva il reato di sfruttamento della prostituzione e la soppressione delle case di tolleranza o «casini», era gestita da una donna di Lequile in provincia di Lecce e da due manduriani. Il 22 dicembre del 1960, due anni dopo l’emanazione della legge, la polizia di Manduria fece irruzione in un appartamento dove si praticava il meretricio situato in via L. Dello Preite. La maitresse, la trentenne Sofia D.L. di Lequile, sposata e madre di tre bambini, fu arrestata per violazione della legge Merlin. Con lei fu arrestato anche il suo compagno, Gregorio D.M., trentaseienne di Manduria per il reato di sfruttamento della prostituzione. Un altro manduriano di 28 anni, Angelo C., fu invece denunciato a piede libero sempre per il reato di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione. A lamentarsi dell’intenso traffico della casa d’appuntamento furono i residenti della zona. Così fu deciso il blitz di cinque poliziotti al comando del brigadiere Tafuro.
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